giovedì 14 ottobre 2010

Il talento (il perchè di questo blog)

Quanti di voi hanno visto il film “Il talento di Mister Ripley”? Ripley va alla ricerca ed applica il suo talento, tutti ne abbiamo uno, ma non è detto che coincida con qualcosa di esaltante o che produca fama, gloria, unicità. Quando pensiamo al termine talento istintivamente lo associamo all'eccellenza, a qualcosa che rende unico e riconoscibile, ha un sapore evocativo di arte in generale. Però c'è anche il talento per gli affari, il talento organizzativo, alcune multinazionali indicano come “talento” una risorsa umana che potrebbe diventare un dirigente, fare una carriera.
Ma il talento di Mister Ripley è quello di sostituirsi in maniera eccellente ad un altro, usare la sua identità per godersi la bella vita. Di certo non un insegnamento positivo nella sua realizzazione ma indicativo nella sostanza. La sua capacità di diventare una “copia” poteva, forse, essere utilizzata per procurare anche il bene degli altri ovvero per creare un danno. Scelte personali e discutibili o additittura criminali.
Quello che c'è di rilevante è la ricerca del proprio talento: qual'è la cosa che ci riesce meglio, così nella sua nuda descrizione a prescindere dall'applicazione e dalle conseguenze? Per anni anche io mi sono arrovellata il cervello, pensando, immaginando, incuriosendomi, studiando e financo conseguendo una, probabilmente inutile, laurea.
Ma il talento è qualcosa che sta allo stato puro, una predisposizione naturale, un cromosoma funzionante ad intermittenza perso nelle spirali di DNA che compongono la sequenza di un gene dormiente o incompreso. Possiamo accendere la luce sul nostro talento? Si possiamo, basta trovare l'interruttore.
Le indicazioni, di solito, ce le forniscono gli altri. Sono quelle che vanno nella direzione opposta alla nostra ambizione di diventare delle rock star solo perché abbiamo un passato, stonato, nel coro della chiesa locale. In questo caso è l'occhio clinico degli amici che ci sconsiglia di proseguire a prendere a mazzate una pallina su un campo di tennis se per strappare un 15 pari abbiamo cambiato 3 magliette e 2 racchette.

E quindi anche io come tutti ho ascoltato gli altri, e qui è proprio il caso di dirlo, per scoprire quale è il mio talento: ascoltare e confortare. Un vero talento nell'entrare in empatia con l'altro antistante solo per il semplice scopo di comunicare con la parte più emozionale di ciascuno di noi. Un'attitudine usata a casaccio, spesso con imbarazzo e fastidio per le conseguenze di eccessive aspettative taumaturgiche sulle mie parole.
Probabilmente se non avessi avuto anche uno spiccato senso della giustizia e l'orrore per l'inganno sarei diventata la migliore imbonitrice del mondo, per capirci quella capace di vendere la treccani con aggiornamenti annuali ad un cieco. Ora non mi resta che applicare il mio talento, o forse meglio dire tentare di applicare il mio talento in modo che l'opera sia esposta al Museo Guggenheim di New York o sotto il cavalcavia in competizione con altri disperati writters e randellanti poliziotti. Perché se è vero che il talento è talento non è ugualmente vero che la sua applicazione sia fortunata.

Bene per ora mi fermo qui nella spiegazione del perché di questo nuovo blog, non so se in giro se ne sentiva la necessità ma di certo IO avevo bisogno e TALENTO per farlo.

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